[caption id="attachment_81982" align="alignleft" width="166"] FEDERICO OVUNQUE di DAVIDE VECCHI[/caption] La storia di Federico Aldrovandi (1987-2005) la conosciamo tutti. Chi in maniera più dettagliata, chi per sentito dire. Sta di fatto che il volto del ragazzo emiliano lo abbiamo ben impresso in mente. Non possiamo non averlo visto negli ultimi 15 anni. Anche non volendo ci siamo imbattuti nel suo sguardo. Nello sguardo di un ragazzo di diciotto anni che suo malgrado è diventato un simbolo. E che lo resterà per sempre. Come monito, per noi che lo abbiamo "vissuto" e per le generazioni future che non potranno non tenere conto di lui e della sua triste e tragica storia. Su Federico si è detto e si è scritto molto. Ma quando ci si trova davanti a situazioni assurde come quella che ha lo ha coinvolto, strappandogli la vita prematuramente, è bene non abbassare mai la guardia. E continuare a parlarne, a raccontare. Per tramandare una storia che è realtà e come tale deve essere ricordata. Qui non ci sono artifici narrativi volti a portare la ragione da una parte anziché d..
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Il vedovo di Dino Risi (Italia/1959) Durata : 100' Genere : Commedia L'incapace e sedicente imprenditore Nardoni, che fa indossare ai operai tute decorate con una N gigante, e' succube oltre che debitore della moglie Elvira Almiraghi donna d'affari di successo che il marito dopo l'ennesimo fallimento decidera' di eliminare.... Ispirato ad un fatto di cronaca e scritto da Rodolfo Sonego e dallo stesso Risi una black commedy forse troppo sofisticata e cupa per i canoni dell'epoca ma comunque divertente ed efficace soprattutto quando mette a confronto due tipi di comicita' (quella meridionale/pecoreccia di Sordi contro quella nordica/urbana della Valeri raramente cosi rimarchevole sul grande schermo). Ne risulta quindi una commedia spassosissima tutt'altro che conciliante, come era nello spirito duro del Risi dell'epoca, con l'imminente miracolo economico qui presentato come una farsa diretta da potenziali e cronici falli..
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La sussidiaria della Nuclear Blast Records per il metal moderno, la Sharptone Records pubblica il ritorno dei Curses uno dei gruppi metalcore più interessanti dell’ultima generazione. Dopo il debutto Chapter I : Introspection che ricevette una buona accoglienza sia di pubblico che di critica, il gruppo ha avuto occasione di fare molta esperienza dal vivo e di poter provare in sala prove con ancora più forza grazie ai riscontri ricevuti. Il risultato è questo secondo disco, che racchiude il meglio del metalcore attuale : dinamismo, velocità, uso consapevole della melodia e sprazzi di metal moderno. Cosa hanno i Curses rispetto alla miriade di altri gruppi metalcore ? Possiedono maggiore cattiveria, sanno essere più originali e hanno un miglior trattamento del difficile rapporto fra aggressività e melodia, uno dei maggiori crucci di tanti gruppi metalcore. Il disco non ha tracce riempitive o pezzi che non si incastonino al suo interno, scorre molto bene e ha una sua carica molto alta. La produzione è molto puntuale e riesce a trasmettere il meglio di questo gruppo, anche grazie al sapie..
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Porca miseria!!! Non è il puro trash degli esordi, ma contiene tutta l'irrefrenabile linfa evolutiva tanto affine al prog-metal, di manifattura eccellente, che il 'Made in Metallica' qui rispara fuori a zero con fulminea velocità di esecuzione; una perfetta killer song è messa a segno - e che Giove li strafulmini 'sti fottutissimi Metallica - dall'apice dell'Olimpo raggiunto con l'opener Hardwired: concretamente si sfreccia da 0 a 100 km/h in tre secondi. Atlas, Rise! (sarà un omaggio all'anime japanese 'Atlas Ufo Robot'?) spacca le righe, altro che romperle, e nel tecnicismo esasperato, ma dosato con la maestria indiscutibile di questi alfieri del super metal, si spippa sotto sotto l'aperto feeling rock'n'roll, cioè, l'origine del male, esalando una meraviglia entro questa gita spazialoide agli inferi, rapida e schizzosa, tanto che il Cicerone dantesco ancora deve raccapezzarcisi su quel coso che gli è balenato davanti, di sicuro in arme di mettere a ferro e fuoco l'Ade. Now That We're Dead cavalca il ritmo come ai vecchi tempi. Si sente bene che i Metallica avevano voglia di ricalcare le passate scansioni, speriamo però che l'albu..
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[caption id="attachment_81937" align="alignleft" width="250"] Lvivchumamiskrembudmekhanizatsiya 1761 - DIBROWA[/caption] A Leopoli, in via Zelena 251, in una zona limitrofa che possiamo considerare l'ultima propaggine della città ucraina, tra cumuli di immondizia e incuria, c'è un cimitero abbandonato nel 1761, dopo avere ospitato centinaia di morti di peste. È riconoscibile per l'imponenza della figura del Cristo Addolorato che si staglia all'entrata. A questo monumento dimenticato dalla storia è dedicato il concept album dell'ucraina Lyana Mitsko "Lvivchumamiskrembudmekhanizatsiya 1761". Dibrowa è il nome che ha sc..
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Sono l’ipotenusa del contrasto Un bilico di fogli in bianco La parola detta e contraddetta Un giardino di rose che inizia a bruciare Guardami negli occhi questa la tua danza Un antico proverbio che non muore mai. Tutte le puntate di Cavalcando il Sole https://www.youtube.com/watch?v=8W84UdS1CzA..
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Torna uno dei gruppi australiani più importanti in ambito del metal moderno. Kaliyuga è un disco che conferma il grande impegno profuso dal gruppo in ambito ecologico, dato che il supporto fisico proviene da materiali riciclati e che hanno conteggiato tutto il dispendio energetico nel produrre il disco, financo i pranzi consumati e i chilometri percorsi, inoltre il gruppo ha supportato un programma di riforestazione nella loro nati Australia. Ma passiamo alla musica. Gli In Hearts Wake sono un gruppo che riassume dentro di sé tutte le caratteristiche del gruppo metal moderno, nel senso che spaziano nelle sonorità più recenti del metal, dal numetal al metralcore, passando per una buona dose di elettronica e di melodia, che l’asse portante intorno al quale costruiscono il tutto. L’album è molto vario e assai interessante, le soluzioni sonore sono differenti per ogni canzone e il tutto ha un suo disegno ben specifico che è quello di condurre l’ascoltatore sull’orlo dell’abisso, facendogli capire che manca poco all’ecocidio e che forse, e sottolineiam..
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IYENEGLI ANNI SETTANTA GRAZIE AL CONTRIBUTO DELLA SUBCULTURA PUNK NACQUERO LE FANZINE, DEI MAGAZINE MUSICALI LEGATI ALLA TECNICA ARTISTICA DEL DO IT YOURSELF. LE FANZINE RAPPRESENTARONO UNA POTENTE FORMA DI AUTO ESPRESSIONE PER GLI ARTISTI CHE NON TROVAVANO NESSUNA VOCE NELLA SOCIETÀ Archivi |